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Dolore del Papa per il calo di vocazioni: ma non possiamo accettare chiunque

Andrea Tornielli
Pubblicato il 30-11--0001

Rispetto a quarant’anni fa, oggi nel mondo ci sono circa 300 mila preti e suore in meno

Vi confesso che il calo delle vocazioni mi fa venire una tentazione che va contro la speranza». Francesco accantona il testo preparato e parla con immediatezza alle suore e ai religiosi al Giubileo della vita consacrata. Di fronte al calo delle vocazioni che colpisce ordini maschili e femminili invita a non usare l’«inseminazione artificiale», cioè l’accoglienza generalizzata senza troppo discernimento. Parlando delle comunità che invecchiano, dice: «Quanti monasteri sono portati avanti da quattro o cinque suore vecchiette, fino alla fine… A me questo fa venire una tentazione che va contro la speranza: “Ma, Signore, cosa succede? Perché il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?”».

Bergoglio ha continuato: «Alcune congregazioni fanno l’esperimento della “inseminazione artificiale”». Cioè «accolgono» dicendo «Ma sì, vieni, vieni…». Poi però nascono i problemi. Alcuni ordini e istituti, per aver vocazioni, sono troppo di manica larga, oppure fanno entrare molte novizie nei Paesi africani e asiatici per poi trasferirle in Europa. «No - afferma il Papa -. Si deve accogliere con serietà! Si deve discernere bene se c’è una vera vocazione e aiutarla a crescere».

L’ultimo dato statistico disponibile riguarda il 2012 e il raffronto con il decennio precedente. In Italia i sacerdoti diocesani dal 2002 al 2012 sono passati da 34.376 a 32.619 (-1757). Francesco si riferiva però specificamente ai religiosi e alle religiose. I primi - sia preti che fratelli laici - dal 2002 al 2012 sono passati da 22.255 a 19.063 (-3192), con un calo più significativo tra i religiosi sacerdoti, passati da 18.501 a 15.672 (-2829), mentre il calo interessa meno i religiosi non preti, passati, nel decennio preso in considerazione, da 3754 a 3391. Pesante il calo delle religiose: dal 2002 al 2012 in Italia sono passate da 108.175 a 86.431 (-21.744).

Le cause della crisi di vocazioni sono varie: il rallentamento della crescita inizia negli Anni Cinquanta, il crollo arriva negli anni del post-Concilio. La secolarizzazione e i mutamenti avvenuti specialmente nelle società occidentali hanno contribuito, «come pure ha inciso, nel nostro Paese, il calo della natalità», osserva suor M. Regina Cesarato, presidente delle Superiore d’Italia (Usmi). Mentre si registrano dati in controtendenza presso nuove aggregazioni religiose oppure ordini maschili e femminili dalla forte caratteristica «identitaria», che però talvolta, spiega padre Giovanni Dalpiaz, benedettino camaldolese, «socializzano gli ingressi ma privatizzano le uscite», sono cioè più restii a comunicare quanti lascino prima di completare il percorso vocazionale.

Rispetto a quarant’anni fa, oggi nel mondo ci sono circa 300 mila preti e suore in meno. Ma se nei Paesi occidentali continua il saldo negativo, le Chiese giovani attirano vocazioni. Negli ultimi dieci anni, ad esempio, il numero di uomini negli ordini religiosi è cresciuto in Asia del 44,9% e del 18,5% in Africa. «Sta finendo un mondo, ma non finisce il mondo della vita religiosa», chiosa padre Dalpiaz. Papa Francesco ieri ha indicato una strada: «Contro la tentazione di perdere la speranza, che ci dà questa sterilità, dobbiamo pregare di più. E pregare senza stancarci». Senza attaccarsi ai soldi, perché «la speranza è solo nel Signore! I soldi non te la daranno mai!». (La Stampa)

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